Perché faccio tutto questo?
Da bambino ero fragile come una foglia di seta: affettuoso, ipersensibile, in cerca di radici che in casa non trovavo. Le tensioni familiari e l’assenza quasi costante di mio padre lasciavano crepe invisibili nel mio corpo e nella mia mente; portavo le loro tracce nei tic nervosi, nei voti incerti, nella pipì a letto che durò fin troppo e in un’inquietudine silenziosa che nessuno sembrava vedere.
Eppure, anche allora, un filo rosso mi guidava. Al liceo delle Scienze Umane sbocciò un primo germoglio: la psicologia mi suonava naturale, come se quelle parole vivessero già dentro di me. Conquistai la maturità con 100 e lode e un encomio che parlava di potenziale, non ancora di pace.
Terminato il liceo scelsi Economia — più per dovere che per passione. Mi laureai tra ansia e sigarette, portando nel week‑end il mio corpo in discoteca per lavorare: la musica martellava, ma l’ansia sociale mi divorava in silenzio. Nonostante tutto vinsi una borsa di studio alla Business School de Il Sole 24 Ore e, subito dopo, un’altra alla Camera di Commercio di Milano. Sulla carta ero “una promessa”; dentro, un buco nero mi risucchiava pensieri intrusivi di fine.
Il 21 luglio 2011 toccai il fondo — e proprio lì trovai la svolta. Sognai un terremoto che sgretolava una cupola sopra di me; fuggendo in piazza, in quel giallo antico, provai libertà. Poche ore dopo, seduto davanti al PC dell’ufficio camerale, un ricordo del sogno aprì una crepa nel petto: sentii qualcosa zampillare nel cuore, come una fontana di vita.
Volevo capire quell’onda di compassione, così digitai per la prima volta “psicologia energetica”. Scoprii che non ero nato con un difetto di fabbrica: la mia storia familiare, fatta di tensioni e silenzi, aveva solo disegnato ferite. Se le avessi ascoltate, sarebbero diventate porte.
Da quel giorno i colori del mondo si fecero più vivi; vidi le connessioni tra ciò che sentivo e ciò che accadeva fuori. Chi tentava di controllarmi con il senso di colpa non ci riusciva più, perché riconoscevo il loro intento. Chiusi le relazioni tossiche e mi formai in psicologia energetica e comunicazione empatica.
Un anno dopo, a 24 anni, tenni il mio primo seminario in un asilo: Intelligenza linguistica con i bambini – l’amore nelle parole. Licenziatomi dal “posto sicuro”, viaggiai per l’Italia diffondendo la cultura della non violenza e delle tecniche energetiche. Ogni aula, ogni incontro, ogni bambino che abbracciavo era un pezzo della mia stessa storia che guariva.
Oggi il mio lavoro è la mia casa: aiutare le persone a uscire dalla sofferenza in modo rapido, rispettoso e duraturo. Lo faccio per chi mi affida la propria vulnerabilità e per la famiglia che sto costruendo – un luogo dove libertà e tranquillità siano la regola.
Il sogno, però, è ancora più grande: creare comunità sane, immerse nella natura, dove famiglie e bambini possano crescere in armonia.
Ecco perché ho rinunciato a certezze che non sentivo mie: perché ho scelto di abitare la vita, non solo di attraversarla. Se queste righe risuonano dentro di te, sappi che quel filo rosso passa anche dal tuo cuore. Seguiamolo insieme, dalla fessura alla fioritura.

